IL GIORNO DELLA MEMORIA

“Io appartengo all’unica
razza che conosco, quella umana”

(Albert Einstein)

E’ difficile trovare, in
occasioni come queste, le parole giuste per ricordare una tragedia come la Shoah.

Ma per noi che oltre a
quello agonistico privilegiamo l’aspetto culturale e sociale dello stare
insieme in occasione di una partita di calcio, credo sia quasi naturale
richiamare tutti ad una riflessione su quello che è stato perché non si ripeta
mai più.

Anche il mondo del calcio,
del resto, ha avuto numerose vittime in quel tragico periodo e, tra i tanti, ci
piace ricordare Arpad Weisz,
allenatore dell’Inter, poi passato al Novara e al Bologna. Costretto a lasciare
con la sua famiglia l’Italia, nel 1939 si spostò in Olanda, dove, dopo
l’occupazione nazista, venne catturato e avviato al campo di Auschwitz con la
moglie e i suoi due bambini.

Analogamente, Ernest Erbstein, allenatore del Grande
Torino, anch’egli costretto a lasciare l’Italia non riuscì mai ad arrivare in
Olanda, come avrebbe voluto.

Questo, è al contempo il
giorno della memoria e della
riflessione perché possa ormai ritenersi unanimemente condivisa l’idea che non
esistono distinzioni basate sulle idee, sulle appartenenze religiose o, peggio
su quella che da taluno è stata definita “razza”.

A tale proposito, anzi,
nell’invitare i Dirigenti, gli Allenatori, le calciatrici ed i calciatori che
svolgono attività nell’ambito della Lega Nazionale Dilettanti a raccogliersi in
un momento di riflessione in ricordo di tutte le vittime della Shoah, voglio citare, per farla mia, una
notissima frase di Primo Levi “L’olocausto è una pagina del libro
dell’umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.”

 

Cosimo Sibilia