Legge sullo sport n 21 del 1990: proposte di modifica

 


Con riferimento alle proposte di modifica alla legge sullo sport della PAT  n. 21 del 1990,  presentate da diversi gruppi politici, durante  le riunioni zonali svoltesi recentemente le Società partecipanti hanno condiviso con il Consiglio Direttivo un documento che verrà inviato alle autorità istituzionali politiche e sportive. Di seguito si riporta il citato documento.


 


PROPOSTE di MODIFICA ALLA LEGGE DEL 16 LUGLIO DEL 1990, N. 21


PREMESSA


Da quanto si è finora potuto intuire dal confronto fra le parti politiche interessate alle modifiche alla legge sullo sport n 21 del 1990, emerge un sostanziale elemento negativo: nei principi generali, e non solo, che danno l’incipit  alla riforma proposta, l’associazionismo sportivo viene considerato importante per la realizzazione della legge, quando invece il ruolo delle Società sportive deve essere considerato fondamentale e imprescindibile (come di fatto è).


Se non viene colmata la grave lacuna sopra evidenziata, la riforma della legge nascerebbe gravata di una zavorra ideologica che di fatto porterebbe al peggioramento dell’attuale legge n. 21 sullo sport.


L’ispirazione  alla “Carta europea” che il legislatore dichiara di assumere, con la conseguente volontà di promuovere lo sport per tutti, non può prescindere dal fatto che lo sport rappresenta necessariamente un’attività organizzata e pertanto, ancora una volta, non può mai essere considerato avulso, a livello legislativo,  da un contesto societario.


Il continuo richiamo alla “famiglia” e alle “pari opportunità”, al di la delle più nobili intenzioni, comporta inevitabilmente una concezione di sport per il quale sarebbe più giusto e più corretto valutarne la collocazione nell’ambito della legislazione inerente le politiche sociali, le politiche giovanili oppure appunto le politiche per le pari opportunità. Analoghe valutazioni vanno correttamente fatte per lo sport nella scuola e per gli aspetti promozionali del turismo.


Dalla lettura delle diverse proposte di modifica alla legge n. 21 emerge il fatto che le Società sportive quotidianamente e continuativamente chiamate alla promozione e alla realizzazione di attività sportiva giovanile e dilettantistica, sono le meno riconosciute, quando invece dovrebbero essere le più riconosciute.


Chi pretende di modificare una legge dovrebbe innanzitutto conoscere bene l’attuale realtà sportiva del Trentino e su quali basi essa appoggia: sulle Associazioni mosse dalla  passione per una o per più discipline sportive e rette dal volontariato più puro.


Bisognerebbe essere quindi in grado di riconoscere il fatto che le Società, promuovendo lo sport giovanile e dilettantistico in modo volontaristico, dimostrano di avere nel loro DNA la considerazione della “famiglia”, intesa nel senso più lato e più laico della parola, la considerazione delle “pari opportunità” e più in generale dello “sport per tutti”.


Questi valori non possono essere però trasformati per legge in prescrizioni coattive e in procedure burocratiche, bensì concretizzati grazie alle diverse volontà e sensibilità collettive insite in ogni Società sportiva basata sul volontariato.


Non è accettabile che le risorse finanziarie pubbliche a favore dello sport vengano erogate in misura maggiore ad Associazioni o a soggetti  che burocraticamente si accreditano per dimostrare di essere congrui al “distretto della famiglia” o alle “pari opportunità”.


Si accentuerebbe ulteriormente il fatto, già ora in parte esistente, che chi fa di più, quotidianamente e continuativamente, viene considerato di meno di chi fa meno.


Il problema attuale per lo sport giovanile e dilettantistico non è quello di trovare atleti, bensì quello di trovare volontari di qualsiasi genere (maschi o femmine) che all’interno delle Società sportive si assumano le responsabilità e promuovano l’organizzazione dell’attività consentendo a ragazze e ragazzi di praticare lo sport.


In sostanza non vanno moltiplicati per legge, attraverso accreditamenti più o meno congrui, pretendenti e percipienti di contributi pubblici.


Di fronte alle risorse finanziarie disponibili, che se va bene rimangono tali e quali ad ora e se va male diminuiscono, l’accreditamento di nuovi soggetti ipoteticamente svolgenti attività sportive a livello dilettantistico, comporta evidentemente una ulteriore erosione alle risorse finanziarie necessarie per la sopravvivenza delle Società sportive esistenti. 


In conclusione di questa premessa, si ritiene che ogni modifica della legge n. 21 del 16 luglio del 1990, per essere credibile e corretta, debba dare assoluta priorità nei principi, nelle finalità e nell’attuazione alle Associazioni sportive che promuovono e realizzano con puro spirito di volontariato lo sport giovanile e dilettantistico con continuità.


 


 PROPOSTE


 


1)         Nell’ “Ambito di applicazione” della legge si propone  l’inserimento di un articolo così esposto:


         “La PAT riconosce principalmente la funzione svolta dalle associazioni sportive nella promozione dello sport non agonistico e agonistico a livello giovanile, dilettantistico ed eventualmente professionistico.”


2)         Le “alleanze territoriali per lo sport per tutti” costituiscono un nuovo soggetto che sarà da finanziare. Si suggerisce di evitare una moltiplicazione di soggetti e di organismi pretendenti e percipienti. In effetti lo sport rappresenta un’alleanza territoriale, si ritiene persino inutile fare degli esempi.


3)         Lo sport quale strumento di promozione turistica deve essere un pensiero, non un articolo della legge sullo sport. La legge sullo sport deve sostenere e finanziare la promozione e la realizzazione delle attività sportive per la popolazione trentina e le manifestazioni sportive provinciali, nazionali e internazionali. Se in alcuni casi, o anche sempre, ciò coincide con la promozione turistica del nostro territorio bene! È però il caso che la promozione turistica attraverso lo sport trovi spazio  nella specifica legislazione provinciale.


4)         È pleonastico chiedere che lo sport giovanile e dilettantistico sia strumento di educazione e formazione. Lo sport è di per sé formativo in particolare per i giovani, soprattutto quando l’attività sportiva viene svolta quotidianamente, continuativamente e correttamente. Come già affermato in premessa, l’attività portata avanti dalle Associazioni sportive rappresenta in questo senso un esempio da prendere a modello.


         Analogo ragionamento è il caso di fare per la buona interazione fra attività sportiva e famiglia. Quest’ultima, intesa in senso laico, è già abbondantemente ben coinvolta nelle attività sportive dei giovani tesserati delle Società sportive trentine.


         Identico pensiero per quanto riguarda l’ossessiva presenza nelle proposte di legge delle “pari opportunità fra uomo e donna”. È questo un principio sul quale si esprime una totale adesione, ma che se utilizzato strumentalmente, come sembra essere, rischia di favorire la corsa alla richiesta di maggiori contributi da parte di quelle Società che tessereranno donne senza che queste debbano effettivamente essere attive e protagoniste della Società medesima.


         Si auspica che molte donne entrino volontariamente nelle Società sportive in veste di dirigenti, senza che però vengano determinati per legge vincoli ed imposizioni che oltre a contraddire l’essenza stessa dello sport metterebbero in ulteriore difficoltà le Società sportive. 


         Questi aspetti possono essere enunciati come principi generali, ma non devono essere burocratizzati e inseriti in legge per determinare percorsi finanziari.


         Di burocrazia inutile, dannosa e strumentale ne esiste già in abbondanza, non ne serve altra, soprattutto non ne serve allo sport.


5)         Per il conseguimento delle finalità di cui all’art. 1 della legge, non vanno accreditati troppi soggetti. I Comuni per il finanziamento delle attività ordinarie e la PAT per la costruzione e ristrutturazione degli impianti (in concorso con i Comuni medesimi), per le manifestazioni e per il resto dovrebbero bastare. Anche le Comunità di Valle potrebbero svolgere un ruolo, ma si tratta di non creare sovrapposizioni di competenze: bisogna pensarci bene! Certo che per determinate manifestazione sportive vanno finanziati i Comitati organizzatori, ma anche in questo caso è sempre meglio privilegiare le Società e comunque si deve evitare di dar corpo per legge ad una “Babele”.


         Più in generale va introdotto in legge un riequilibrio fra i finanziamenti a favore dell’ attività sportiva ordinaria svolta dalle Società (competenza dei Comuni) e il finanziamento per le manifestazioni sportive (competenza della PAT e anche dei Comuni).  Il finanziamento dell’attività ordinaria, soprattutto quella quotidiana e continuativa è fortemente ridotto rispetto a quello delle manifestazioni. Bisognerebbe che i Comuni riservassero le loro risorse destinate allo sport per l’attività ordinaria non intervenendo sulle manifestazioni. In realtà invece alcuni Comuni non sostengono alcuna Associazione sportiva (in quanto nessuna è presente sul loro territorio) e impegnano le risorse finanziarie esclusivamente per manifestazioni che vengono svolte episodicamente e saltuariamente con l’intervento finanziario anche della PAT.


 6)         Per quanto riguarda i finanziamenti alle Associazioni sportive, è corretto che esse abbiano sede legale in provincia di Trento. Vanno però tenute in considerazione anche quelle che per collocazione territoriale limitrofa alla nostra Provincia disputano storicamente le loro attività sportive sotto la giurisdizione dei Comitati provinciali delle Federazioni Sportive trentine (Bagolino, Limone sul Garda, etc..).


7)         Si deve prestare attenzione all’opportunità o meno di sostenere finanziariamente i giovani atleti più meritevoli. Grazie ai loro meriti essi solitamente trovano sostegni adeguati anche senza avere finanziamenti per legge. Non si deve determinare una discriminazione normativa, nel senso che gli atleti degli sport di squadra non potranno mai essere considerati. Quanti ragazzi degli sport di squadra giocano per merito in squadre professionistiche di Verona (senza percepire né compensi né rimborsi), sobbarcandosi spese e disagi per il quotidiano pendolarismo? Loro sono da finanziare? Io ritengo di no, come ritengo non siano da finanziare quelli degli sport individuali. Oppure vanno aiutati ugualmente gli uni e gli altri. Fra l’altro si determinerebbero (si sono già determinate)  forme d’assistenzialismo individuale che contrastano con l’essenza stessa dello sport il quale prevede anche rinunce e sacrifici per raggiungere gli obiettivi più elevati. 


8)         Va inserita una prescrizione nel “Programma di interventi per gli impianti sportivi” per il finanziamento delle costruzioni o delle ristrutturazioni:  il finanziamento deve essere vincolato al rispetto delle norme vigenti in materia emanate dalle Federazioni Sportive.


Nello stesso articolo va inserito il contenuto dell’attuale art. 7 quater (dato per soppresso) in quanto trattasi di finanziamento per impianti di tecnologia innovativa che meritano un percorso riservato.


9)         Non si comprende bene il riferimento al “Servizio civile” per i giovani nelle “proposte di modificazione”. Anche per questo è il caso di rivolgersi alle “Politiche giovanili”.


10)     Gli estensori delle diverse proposte di legge per la modifica della n. 21 del 1990 hanno omesso di scrivere che le Società sportive svolgono di fatto buone “politiche giovanili”. Questo elemento deve essere invece tenuto nella giusta considerazione e valorizzato.


 


In conclusione si ritiene che eventuali modifiche all’impianto della legge n. 21 del 16 luglio 1990 debba andare in una direzione diversa a quella indicata dai disegni di legge presentati da diversi gruppi politici.


È davvero difficile comprendere il motivo per il quale i rappresentanti istituzionali delle Società sportive non siano stati minimamente consultati nell’ambito del confronto che ha prodotto le proposte di legge sopra menzionate.


 Piuttosto che intervenire per peggiorare l’attuale legge sullo sport è meglio lasciarla inalterata.


 


 


Il Consiglio Direttivo del Comitato provinciale autonomo della FIGC-LND-SGS